Aperti per ferie

Pubblicato da SviluppoCRI il

L’altruismo e l’umanità che portano ad aderire alla Croce Rossa, non è qualcosa che si indossa solo con la divisa, ma è ciò che contraddistingue ogni giorno i nostri Volontari, in servizio e non.

“I 7 principi della Croce Rossa non rappresentano solo un codice a cui si aderisce entrando in Associazione, piuttosto è qualcosa che si ha già dentro e che porta ad aderire alla nostra Associazione” ripete spesso la Presidente Marzia Pierini.

Ed è grazie a questo spirito che durante l’estate appena conclusa, nessun servizio è andato in vacanza, anzi ha visto l’alternarsi spontaneo e continuo di molti Volontari e Volontarie che hanno presidiato e supportato il territorio.

Quando a Luglio Roma si spopola e cominciano per tutti le agognate ferie, è proprio quello il momento in cui diventa evidente purtroppo che la solitudine non va in vacanza… e questo è ancora più vero per le persone anziane, che spesso vivono da sole e si ritrovano ad affrontare il caldo ed i negozi chiusi, ed a dover ridurre i loro contatti sociali di tutti i giorni.

“Il nostro Telefono della Gentilezza, sempre attivo tutto l’anno, d’estate si rivela uno strumento ancora più prezioso per sapere come stanno i nostri vecchietti (noi li chiamiamo così affettuosamente).” – ci racconta Elisabetta, la responsabile del servizio. “Ascoltare le loro storie di vita (sapeste quante ce ne raccontano: vicissitudini intriganti, divertenti, mai banali), ridere insieme, commentare la cronaca e darsi arricchimento reciproco, è ciò che avviene durante ogni nostra chiamata. Grazie ad una fantastica squadra di telefonisti, ci alterniamo nell’effettuare le chiamate (quasi 100 solo durante l’estate) ed i nostri vecchietti hanno imparato a conoscere tante volontarie e tanti volontari, creando con loro un rapporto di fiducia.”

Fiducia deriva dal latino fides, che significa “riconoscimento dell’affidabilità dell’altro”, dunque indica qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l’incontro e il contatto. Questo contraddistingue ogni nostro servizio e come non pensare all’Unità di Strada (UdS).

“In UdS non si svolge mai un servizio da soli, si parla di essere assieme, un gruppo che si muove come un corpo unico armonicamente coeso, dove nessuno è mai lasciato solo. Si è assieme e coesi nel proposito di aiutare, nel modo di farlo, nell’approccio utilizzato per gli altri e anche nell’eventuale difesa qualora subentrasse una situazione di pericolo. Uniti perché il palcoscenico dove si svolge il servizio è quello più in basso che c’è….la Strada.” Sono queste le parole di Chiara, una Volontaria di UdS che ci racconta la sua esperienza. “Strada è il livello base dove non si guarda mai, dove si fa attenzione solo per schivare buche, monopattini, gomme da masticare, eppure ci sono anche loro, in atteggiamenti diversi, in un angolo tra due palazzi per terra, su una panchina a tutte le ore della giornata con lo sguardo rivolto verso il cielo, muovendosi con i loro effetti personali…loro “i senza fissa dimora”, loro con le loro porzioni di strada, loro con molto tempo a disposizione, loro…sulla strada come tutti noi.  Cosa cercano di dare i volontari che compongono UdS ai “senza fissa dimora”? Il riconoscimento.

Li riconosciamo per la loro individualità: li chiamiamo per nome, se già sono conosciuti, li invitiamo a raccontare la loro storia, li guardiamo negli occhi, perché sono Persone. Ma la strada è “solamente” il luogo di mezzo di chi fa UdS, c’è un grande prima ed un altrettanto dopo. Il “prima” è la pazienza di raccogliere tutto il materiale e sistemarlo in maniera ordinata, di preparare i pasti, avuto riguardo alle persone ed alla loro cultura. I “dopo” sono i contatti con le altre organizzazioni, con le parrocchie, con i rappresentanti del municipio, con i servizi sociali, anche con privati, per trovare sistemazioni, ricoveri, per dare loro l’opportunità, se lo vogliono, di una vita diversa. I “dopo” sono accompagnarli a farsi le docce, alle visite mediche, a prenotare loro le visite mediche, visto che da soli non sono in grado di farlo, a cercare di regolarizzare la loro posizione anagrafica, a cercare di ridare loro dignità anche di fronte la società oltre che a loro stessi.”

Guardare negli occhi per riconoscere la dignità che ognuno ha, è ciò che fa il Volontario in Strada, ma c’è anche chi compie un gesto d’amore senza sapere chi lo riceverà. Stiamo parlando della Donazione di sangue, dove l’unica cosa che spinge qualcuno a donare il sangue è il solo desiderio di fare del bene.

“Questo perché il nostro gesto gioverà a chi subisce un incidente, un intervento, ma anche a persone che combattono con malattie e che spesso necessitano di ricevere come unica fonte di nutrimento trasfusioni, anche per una settimana, prima di subire un trapianto.” racconta Maura, la responsabile del servizio. ”Donare il sangue è anche una grande dimostrazione di amore e di rispetto versi noi stessi, permette infatti di autocontrollarci attraverso le analisi che ci vengono effettuate gratuitamente. Cerchiamo di coinvolgere persone di tutte le età a donare e a conoscere questo mondo in quanto, ad esempio, i più giovani hanno la potenzialità per poter salvare molte vite, ma è importante ricordare che non è mai troppo tardi per donare. Coloro che non possono farlo hanno allo stesso modo la possibilità di fare la differenza, portando altre persone alla donazione e aiutandoci a diffondere la consapevolezza dell’importanza di questo atto, ricordando che: tutti possiamo contribuire, nel nostro piccolo, a cambiare le cose!”

Aiuto e cambiamento viaggiano anche attraverso pacchi alimentari, che “i nostri Volontari hanno continuato a preparare per tutte le famiglie bisognose del nostro territorio sfidando il caldo torrido romano” – ci spiega Clelia, la responsabile del servizio. “I nostri ragazzi e ragazze, con dedizione ed impegno, hanno ritirato i prodotti donati all’interno dei nostri carrelli solidali all’Ipermercato Esselunga e consegnato i pacchi alimentari alle famiglie che attendevano al di là di quel cancello bianco, senza pause estive.” 

Il nostro aiuto non si è fermato alla metropoli romana, ma è arrivato anche in Abruzzo, a Villetta Barrea, nel Parco Nazionale Abruzzese, dove ogni anno si tiene un evento estivo chiamato Manovra PNA.

“Il cui obiettivo principale è garantire supporto ai cittadini, in caso di infortuni o malori, in un periodo ad alta intensità turistica” ci racconta Michael, Consigliere Rappresentante dei Giovani del Comitato. “Le attività sono le più disparate, dalle squadre di primo soccorso appiedate sui sentieri, alla “forza campo” con svolgimento di tutte le mansioni necessarie a rendere il campo un ambiente accogliente ed efficiente per tutti. Ogni settimana si alternano 50/60 volontari provenienti da tutta Italia e durante la mia settimana di permanenza, ho avuto modo di vedere molti giovanissimi tra i 16 ed i 20 anni. Condividere gli stessi ambienti e raccontarci le nostre esperienze di Croce Rossa, vite, aspirazioni e ambizioni, ha creato dei ricordi e legami che continuano ad essere alimentati e che sono sicuro resteranno nel tempo.”

Ricordi forti sono stati vissuti anche da Marco, Volontario del Nostro Comitato e Dipendente del Comitato Nazionale, che ha trascorso oltre 20 giorni nell’Hotspot di Lampedusa, per attività di supporto ai migranti.

Marco racconta di turni notturni di 12 ore effettuati dal personale CRI dipendente, e turni diurni altrettanto lunghi svolti da Volontari e Dipendenti insieme. Infatti, benché sia massiva ed importante la presenza dei Volontari a Lampedusa, è altrettanto fondamentale l’apporto di chi opera professionalmente per la nostra Associazione al servizio degli altri e di chi ha bisogno. Una sinergia, quella tra Volontari e Dipendenti, che è tangibile ed agevola la crescita degli uni e degli altri.

Il racconto ripercorre la difficoltà di comprendersi in lingue e dialetti spesso sconosciuti che necessitavano di 2/3 traduttori di lingue diverse per agevolare un solo dialogo, le condizioni fisiche ed emotive fortemente compromesse all’arrivo dei migranti, la difficoltà di convivenza tra etnie e culture diverse in luoghi ristretti.

“Solo in un giorno abbiamo assistito a 63 sbarchi per un totale di 2.500 persone raccolte” – racconta Marco. “Mediamente l’area di accoglienza aveva una capienza di 500 persone ed abbiamo avuto picchi fino a 4.000 persone. Questo significa una convivenza tra etnie, culture, religioni e situazioni personali molto diverse tra loro, spesso difficile e dagli equilibri sottili. Una delle cose che mi ha colpito è stata gli odori: avevo imparato a riconoscere paese di provenienza e condizioni di arrivo, in base all’odore che sentivo. L’intenso odore di salsedine raccontava di molti giorni in mare spesso in condizioni di fortuna, un odore meno forte raccontava di viaggi meno drammatici e di condizioni di arrivo non compromesse come altre, l’odore di benzina raccontava di rifornimenti di fortuna fatti in mare per poter arrivare sulla costa sani e salvi, l’odore agro e intenso raccontava di viaggi lunghi in condizioni malsane in cui spesso non tutti riuscivano ad assicurarsi la sopravvivenza. Gli odori non li dimenticherò, come non dimenticherò scene dolci in cui alcune mamme, per ricreare un ambiente che potesse sembrare “casa“, tentavano di perimetrare lo spazio intorno a sé e ai propri bambini, con dei sacchi dell’immondizia o cartoni di fortuna per poter dormire in un ambiente “protetto”.

È stata un’esperienza forte e molto bella, dalla quale torno a casa più consapevole di prima della fortuna che ho per il luogo in cui sono, per il benessere che vivo e consapevole di come il nostro aiuto sia importante per chi queste condizioni non le vive.”

– Alcuni momenti durante il servizio di Unità di Strada – 

– Immagini dall’hotspot di Lampedusa –

– Rivivendo la Manovra di PNA Abruzzo e la preparazione dei pacchi alimentari – 

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