Progetto contro la violenza di genere
Prende il via la serie di incontri di IN-formazione sul tema della violenza di genere organizzati dal Comitato Municipio 5 di Roma.
Il progetto ha origine dalla presa di coscienza circa la complessità e delicatezza dell’argomento e dalla volontà di riservare uno spazio dedicato, in cui incontrare i diversi specialisti di settore, che possono offrire un punto di vista importante all’accrescimento di conoscenza e consapevolezza a riguardo.
Tutti noi possiamo essere parte attiva.
“La mia voce è piccola, ma se le mettiamo tutte insieme, possiamo ruggire”.
Barbara Schiavulli
reporter di guerra, da anni al fianco delle donne dimenticate nei conflitti mondiali
Questa pagina verrà aggiornata in modo dinamico, con i diversi eventi in programma e quelli già avvenuti, allo scopo di diffondere, quanto più possibile, informazioni utili ad approfondimenti e riflessioni.
Per info: eleonora.cipolletta@criroma5.it
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EVENTO IN PRIMO PIANO
“Oltre l’8 Marzo: un approccio esperienziale ai temi legislativi in materia di violenza”
16 marzo ore 16.00 presso la Casa della Cultura di Villa de Sanctis
Speaker: Cristina Perozzi
Avvocata e Volontaria CRI da anni al fianco di donne vittima di violenza e minori, mette a disposizione la sua professionalità per il servizio antiviolenza nazionale e internazionale, anche per donne vittime di tratta. Collabora con il mondo accademico per la diffusione della cultura e della tutela di genere e delle vulnerabilità. Docente di Diritto Internazionale Umanitario, ha svolto diverse missioni all’estero (Libano, Palestina, Niger..) per diffonderne i principi fra i contingenti multinazionali nelle operazioni di Peace Keeping.
L’evento “Oltre l’8 Marzo”, è stato il primo appuntamento, aperto a tutta la popolazione, organizzato in modalità esperienziale. “Abbiamo parlato, simulato, cantato e persino suonato contro la violenza, in ogni sua manifestazione” per riprendere le parole di Cristina Perozzi, speaker, Avvocata e Volontaria che ci ha guidato tra norme e (spesso non)tutele delle vittime di violenza.
Sono state messe in luce le varie facce della violenza: fisica, psicologica, sessuale, economica, istituzionale e anche giuridica, perché c’è tanto da fare in tutti i campi, quello legislativo incluso.
Grazie ai Volontari e Volontarie simulatori, la potenza della violenza è arrivata diretta come un pugno allo stomaco e ha aperto un’ulteriore riflessione riguardo il bystander effect, ovvero l’atteggiamento che ci vede spettatori passivi rispetto a ciò che avviene intorno a noi.
Ma possiamo davvero fare qualcosa? Sì.
Ognuno di noi può, in qualsiasi veste (CRI e non).
Possiamo innanzitutto partire da noi e provare a cambiare la lente di ingrandimento attraverso cui vediamo. Possiamo cambiare il modo in cui parliamo. Possiamo ragionare sulle implicazioni che la violenza può portare al prossimo, soprattutto delle fasce di età più giovani, che diventeranno gli adulti di domani. Possiamo riconoscere una comunicazione non corretta (in noi, negli altri, nei media, in ogni ambiente), possiamo farlo notare. Possiamo non girarci dall’altra parte se vediamo una persona in difficoltà. Possiamo chiamare le forze dell’ordine. Possiamo porci in ascolto. Possiamo informarci di più e diffondere iniziative sul tema.
Possiamo prendere coscienza del fatto che ognuno di noi, anche ora, può fare qualcosa, se lo vuole.
Le parole di una poesia, scritta dalla stessa Avvocata Perozzi, hanno preso forma insieme al ritmo delle percussioni, portandoci nel mondo della vittima, spesso non compreso, isolato, doloroso, a volte letale.
Una coperta bagnata che ti pesa addosso
Quella che trascini, per sempre con te.
“Non puoi capire e spiegare non posso”
La tua risposta a chi ti chiede perché.
Cosa è la violenza? Cosa si prova?
Perché non chiedete e prestate attenzione?
In chiusura abbiamo iniziato a battere le mani, insieme, allo stesso ritmo, aggiungendo pian piano, con strumenti professionali e oggetti domestici, una battuta, una nota. Un’azione. Ognuno in libertà.
C’è chi ha seguito il ritmo, chi si è aggiunto negli spazi lasciati vuoti e abbiamo continuato a suonare, sentendoci parte di un tutto che stava prendendo forma, e senso. Realizzando che la nostra azione da sola, forse avrebbe avuto poca risonanza, ma insieme alle altre diventava potenza.
Questo è a nostro avviso la metafora perfetta dell’atteggiamento che possiamo avere riguardo la violenza.
GRAZIE a
Cristina Perozzi che con la sua professionalità e umanità, ogni giorno lavora affinché le vittime, dirette o indirette di violenza, possano avere la possibilità di ricominciare ad alzare lo sguardo e vivere;
Municipio V con cui abbiamo organizzato l’evento e al supporto di Tatiana Procacci Consigliera alle pari opportunità e Claudio Poverini Volontario e Referente sui temi del Volontariato, per essere intervenuti;
i simulatori e simulatrici Marco Bettini, Cinzia La Barbera e Laura Pera che sono riusciti a farci emozionare, con potenza;
Duilio che si è lasciato coinvolgere e ci ha guidato con entusiasmo nell’esperimento musicale,
Maria Elena Cirillo che in una delle sue tante anime è anche fotografa e ha immortalato momenti importanti dell’evento,
Volontari e Volontarie del “progetto contro la violenza di genere” che tengono vivo l’obiettivo di iniziare ad innescare un cambiamento, passo dopo passo, con passione, umiltà e tenacia;
TUTTI coloro che hanno partecipato all’evento perché il cambiamento parte dalla volontà di informarsi.
Locandina dell’evento –> Oltre l’8 Marzo
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GLI INCONTRI PASSATI
“Le parole per dirlo: perché è importante parlare in modo adeguato di violenza di genere”
12 febbraio online
Speaker: Chiara di Cristofaro
Giornalista economico-finanziaria al Sole 24 Ore Radiocor e psicologa, è co-coordinatrice di Alley Oop, il blog multifirma sulla diversity del Sole 24 Ore. Si occupa da molti anni di violenza contro le donne e i minori, della psicologia, della salute mentale. È autrice insieme a Simona Rossitto del libro “Ho detto no. Come uscire dalla violenza di genere” ed è stata premiata con il Diversity Media Award 2022 per un articolo sui femminicidi.
I media hanno un ruolo fondamentale per la corretta narrazione della violenza sulle donne e se quello che serve è un cambiamento culturale, non possiamo prescindere dal linguaggio.
Partendo dagli errori più comuni, abbiamo analizzato, grazie alla guida della giornalista, quali sono gli stereotipi che si nascondono dietro ai racconti della violenza, alla scelta delle parole e delle immagini e come queste possano condizionare il giudizio del lettore sui fatti.
Nella violenza (secondo dati Onu è un fenomeno che riguarda una donna su tre), “le parole pesano come pietre”. Come spiegava bene Angela Romanin, responsabile della formazione della Casa delle donne di Bologna, che ci ha lasciato di recente, “un assassino in un caso di cronaca, veniva chiamato ‘fidanzatino’ su tutti i giornali. Le vittime di violenza spesso vengono denudate e stuprate una seconda volta”.
Il linguaggio con cui trattiamo i casi di violenza è fondamentale, perché contribuisce a disegnare l’immaginario collettivo, la modalità con cui valutiamo un evento e, se ci riguarda, il modo in cui lo affrontiamo. Il linguaggio disegna il pensiero, così come le immagini.
Le conseguenze delle parole sbagliate pesano sulle donne vittime, sui loro parenti, a livello psicologico e sociale. Le parole sono penalizzanti, anche perché a volte pregiudizi e stereotipi si trasferiscono nell’iter giudiziario, condizionandolo.
Per i giornalisti esistono regole molto precise, ma sono proprio gli stereotipi e i pregiudizi che tutti e tutte ci portiamo dietro a far sì che – troppo spesso – queste regole vengano disattese.
Chiara di Cristofaro
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“Analisi e strumenti per la prevenzione, il corretto riconoscimento, la valutazione del rischio di recidiva e sostegno a donne in uscita da situazioni di violenza”
17 febbraio presso Casa di Semiautonomia “Franca Viola” di Differenza Donna
Speaker
Maria Spiotta – Responsabile Formazione Differenza Donna
Arianna Serafini – Responsabile Casa di Semiautonomia “Franca Viola”
Arianna Gentili – Responsabile 1522 Numero Antiviolenza e Stalking
Abbiamo avuto la possibilità di partecipare ad una giornata di formazione dedicata agli operatori del nostro Comitato, all’interno del progetto europeo FuTuRE – Fostering Tools of Resiliance and Emersion of GBV with intersectional perspective” che vede Differenza Donna, capofila, e l’ Università degli Studi della Tuscia e Università degli Studi di Roma La Sapienza, partners, impegnate nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere.
Nel 2003 Differenza Donna ha introdotto, validato e diffuso nel contesto italiano, due importanti strumenti di autovalutazione del rischio:
- la Guida alla valutazione del rischio di violenza coniugale (progetto SARA-C, programma Daphne 2003)
- la guida all’autovalutazione del rischio (ISA – Increasing self-awareness, programma Daphne 2006).
Secondo l’EIGE, Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, è “raccomandato che gli strumenti di valutazione del rischio siano utilizzati in combinazione con una varietà di altre fonti di informazione, comprese le caratteristiche e le percezioni del rischio delle donne” e “gli strumenti di valutazione del rischio devono essere sufficientemente flessibili e dinamici per tenere conto dei rischi unici che possono essere associati a gruppi specifici di donne come le donne migranti, le donne rifugiate, le donne anziane, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, individui queer e intersessuali e le donne con disabilità” (Risks Assessment and management of intimate partner violence in the EU, 2019).
Grazie ad Arianna Gentili, responsabile 1522, abbiamo potuto approfondire anche il funzionamento del numero di emergenza e la Rete nazionale dei Centri Antiviolenza.
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